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La nostra art director è una scioperata.

Oggi è l’8 marzo. E visto che l’art director di Studio Talpa è LA art director (femminile) ecc., aderisce allo sciopero globale delle donne. Quindi questo post l’ha impaginato IL copywriter (maschile) di Studio Talpa. Con un’immagine fatta a caso. E poteva andarvi molto peggio.

 

Ma in fondo il copy maschio in questione, pur essendo appunto mooolto virile e quindi poooco multitasking, a forza di zoppicare in compagnia di art director e graphic designer (ambosessi), qualcosa ha pure imparato. E non vuole provocare oltre i colleghi estetizzanti. Ma soprattutto, a questo punto è ora di scrivere qualcosa che c’entra davvero con l’otto marzo. Ad esempio che per una lavoratrice autonoma (come l’art director), lo sciopero è più che altro simbolico.
Perché quando sei free, se non lavori non guadagni? No, certo: lo sciopero te lo paghi di tasca tua, come tutte le lavoratrici. Per un giorno puoi non lavorare. Per un giorno puoi arrangiarti con l’aiuto di mariti, amici, compagni. Per un giorno puoi trovare un babysitter (maschio, se lo trovi). Per un giorno puoi portarti in piazza la bambina. Come sempre.

 

Il problema è che l’otto marzo per una lavoratrice autonoma, è proprio un giorno come tutti gli altri.

 

Il problema è che l’otto marzo per una lavoratrice autonoma, è proprio un giorno come tutti gli altri. Come tutti quelli in cui non puoi contare su indennità di gravidanza, maternità, malattia, assegni familiari, pensioni, ammortizzatori sociali e altre cose pochissimo cool ma molto importanti. E questo vale per imprenditrici, artigiane, ditte individuali o freelance che dir si voglia; per le professioniste “classiche” e per chi fa un mestiere dis-ordinato (nel senso di “senza ordine professionale”) come il nostro. E magari è pure madre.

 

No, non è la solita lagnanza all’italiana di chi “tiene famiglia”. È una questione di diritti fondamentali per chi lavora (e paga le tasse), anche se da non-dipendente. Anche se non è neanche parasubordinata. Se sei una vera “partita IVA” non sei precaria, sei free. È il terziario avanzato, bellezza. Vuoi mettere? Di queste cose l’attivismo femminista e le associazioni di categoria (dalle piccole aggregazioni di freelance alle grandi confederazioni) parlano poco, e si parlano ancora meno tra di loro. O no?

 

Così sembra a chi scrive. E chi scrive è un uomo, oltre che un copy, pigro e poco engagé, e magari non è abbastanza preparato. Però credo che queste cose riguardino pure me. Come lavoratore non-dipendente, come padre (che condividerebbe volentieri con la sua non-moglie anche lei non-dipendente un congedo genitoriale, se questo esistesse). E anche come copywriter. A proposito: non è leale approfittarsi dell’art director in sciopero simbolico per scrivere come e quanto si vuole, senza che nessuna dica: “Taglia!”. Quindi ora smetto.

 

Buon otto marzo, collega. Buon otto marzo a tutte.