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“Media hacking? Cos’è?”

Rielaborare gli strumenti di comunicazione, per ampliare le loro possibilità. Ecco la risposta “non troppo frequente” alle tante Frequently Asked Questions che ci pongono aziende, realtà no profit e istituzioni. Come farci conoscere? Come comunicare la nostra identità? Come ottimizzare l’investimento? Eccetera. A volte, per dare una risposta efficace a tutte queste esigenze, inventiamo soluzioni non convenzionali, hackerate. Prima di tutto, chiariamo che non siamo pirati informatici. Qui parliamo solo di sporte per la spesa da 2.000 euro, libri magici, mailing, app e cerotti. Niente di illegale né di troppo tecnologico. Il media hacking è piuttosto una forma mentis diffusa anche in altri contesti, che noi applichiamo alla comunicazione. Ma che “creativi” saremmo se ogni tanto non lanciassimo un “Metodo Infallibile per Comunicare Qualunque Cosa a Chiunque (©Studio Talpa)” o i nostri “5 Passi Per un Advertising di Successo?”™ Ecco, saremmo proprio Studio Talpa.

 

Media hacking? Ma che ***** scrivete sulla vostra home page?

 

Per hackerare i media non servono dei guru. Basta applicare ai nostri “ferri del mestiere” un approccio usato con successo in tanti altri campi: molti strumenti prodotti in serie possono essere fatti evolvere a un livello successivo.  L’Ikea hacking è uno degli esempi più diffusi. Una community globale di appassionati di fai da te usa gli impronunciabili arredi del colosso svedese come materia prima per le sue sperimentazioni: i risultati, condivisi su siti web e pagine Pinterest, vanno da discutibili esercizi di stile a vere e proprie metamorfosi da Transformers. Come la bicicletta da bambini fatta riassemblando due Frosta, che chiunque sia mai caduto giù da uno di questi traballanti sgabelli simil-Alvar-Aalto non può che apprezzare.

 

Cadere per un buon motivo: questi erano due sgabelli (da Ikeahackers.net)

“Come Ikea imparò a non preoccuparsi e ad amare il web 2.0” La storia comincia ufficialmente nel 2006 in Malesia, quando la blogger Jules Yap apre la prima versione di ikeahackers.net. Al grande successo, Ikea risponde con l’ingiunzione di chiudere il sito, ma la reazione sdegnata di influencer e seguaci decide l’epic fail e la totale retromarcia del brand gialloblu. L’epilogo è molto diverso. Aprile 2017: Balenciaga mette in vendita a 2.000 euro una citazione pop dell’ormai iconico borsone blu, disegnata da Demna Gvasalia; su Facebook si scatena la scandalizzata reazione gentista, ma stavolta l’Impero Globale della Brugola gongola. Ikea incassa con compiaciuta ironia l’omaggio definitivo da parte del mondo del Lusso e della creatività “alta”. Una parabola che racconta bene come è cambiato il rapporto tra grandi brand e social networks, in poco più di dieci anni. Noi aspettiamo solo che la nostra rivisitazione in chiave vintage della Billi ottenga il riconoscimento che merita. Se volete venire ad ammirarla prima che finisca al MOMA, contattateci. Ma ora passiamo dal contenitore al contenuto.

 

Anche i libri possono essere hacked. O meglio: “incantati”. Certi libri “prevedono il futuro, leggono nel pensiero, mutano d’aspetto al soffio, eseguono al volo calcoli complicatissimi, invadono la terza dimensione […] offrono a chi li sfoglia esperienze magiche.” O almeno così sostiene Mariano Tomatis, storico dell’illusionismo, colto intrattenitore e “wonder injector”. Lo abbiamo incontrato attraverso la community NoiNo.org – uomini contro la violenza sulle donne. “Signore e signori, siamo lieti di presentarvi…” il progetto multimediale in cui Mariano ha raccolto secoli di storia di questi sorprendenti volumi. Che ora, grazie alla magia di YouTube, voi vedrete scorrere in un solo minuto.

 

 

Anche nel nostro portfolio ci sono molte magie. Gadget parlanti, immagini scoordinate, mostre es/temporanee… Tra questi lavori ce n’è uno che doppiamente hackerato. Il direct mailing per la app Local Job. Prima di tutto, non vi sembra strano promuovere il prodotto di una giovane start up digitale con uno strumento cartaceo così vintage? No, in realtà questa era la scelta più efficace per raggiungere il target degli artigiani. Ma era necessario anche dare al mailing una possibilità in più per distinguersi: tra tanti volantini che gridano colori e sparano scritte cubitali, noi abbiamo lavorato in un altro senso. Il cerotto che chiude il pieghevole, oltre a vedersi, si tocca. Ma oltre al tatto, non bisogna dimenticare il costo-contatto.

 

La sfida non è attirare l’attenzione, è farlo senza sforare il budget. Il mailing incerottato non esce di un millimetro né di un grammo dalle misure (e quindi dai costi) delle spedizioni postali. La parte fuori standard è quella creativa: è relativamente facile finire negli annual o nei blog sulla creatività con operazioni irripetibili. Più il media hacking creativo richiede personalizzazioni, meno sarà facilmente riproducibile in serie: la creatività è il punto d’equilibrio tra questi fattori. Come sempre, per infrangere le regole bisogna conoscerle.