Per raccontare un progetto, raccontiamo una persona.
Domanda: “Come rendo più coinvolgente ‘sto contenuto? Il progetto è pure interessante ma accidenti se è complicato…” Risposta: “Mettiamoci dei protagonisti, delle persone: a costo di inventarcele!”
Con il nuovo anno riprendiamo la seguitissima serie “UAQ: un/frequently asked questions” (stagione 2, episodio 1), anche nota come “Ma chi te l’ha chiesto?”. Ecco un esempio pratico di come si può far sentire il pubblico più vicino a un tema complesso e articolato. È un blog post (ma il consiglio rimane valido anche su altri media).
Il titolo è “Differenze di genere, generazioni differenti”: lo abbiamo pubblicato qualche anno fa sul sito di NoiNo.org, il progetto di comunicazione sociale della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna che seguiamo dal 2012. I protagonisti del post sono Samuel e Carla (anzi, “la” Carla): differenti per età, genere e origini, uniti apparentemente solo dal fatto che vivono a Bologna e che hanno preso parte a due appuntamenti del calendario di NoiNo.org.
In realtà, alla fine del post si scopre che il ragazzino e l’anziana signora sono personaggi di finzione, delle “personas” che racchiudono le caratteristiche significative dei veri partecipanti al progetto. Un artificio narrativo che può essere applicato non solo a temi sociali come la diversity o la parità di genere ma anche alla formazione, alla comunicazione interna, alla partecipazione o al turismo ma anche alla tecnologia… Insomma a qualunque ambito di comunicazione o settore di mercato, basta che coinvolga un pubblico di utenti potenzialmente vasto e che debba essere divulgato.
Perché ogni progetto può diventare una storia, con dei protagonisti e dei personaggi. Attraverso i loro occhi, il pubblico si sentirà più partecipe. E potrà seguire tutto il percorso di comunicazione – anche quello articolato di un longform – attraverso un filo conduttore. Ma non solo. La dimensione umana e la narratività possono essere proprio la chiave per avvicinare un target allargato a un contenuto corporate o da addetti ai lavori, scegliendo un registro più “caldo”.
A proposito, magari ora questa storiella vi sembrerà la scoperta dell’acqua calda. Ma attenzione: quando seguiamo un progetto da tempo o lo conosciamo da insider, tendiamo a dimenticarci proprio una cosa lapalissiana: il pubblico – anche il più specifico – è molto meno coinvolto di noi. In termini tecnici: il target si stava facendo i fatti suoi, quando siamo arrivati noi col nostro contenuto. Meglio che sia interessante, no? Ecco, cercare – o creare un protagonista – per raccontare la stessa storia da un altro punto di vista può essere un esercizio molto utile. Prima di tutto a noi comunicatori.
PS Un po’ di freddi numeri dopo tante calorose parole. Il post in questione ha ottenuto circa 7.000 letture (vere). Che non è una cifra da Aranzulla, lo sappiamo. Ma viene solo da un po’ di social organici e dal passaparola spontaneo su piccoli eventi locali. Non male, per un adolescente e un’anziana signora inesistenti.